Ci sono ristoranti in cui vai, ti siedi, ordini, consumi il pasto e poi non ti ricordi nemmeno cosa hai mangiato o come si chiama il posto. Ce ne sono altri in cui vai perché te lo hanno consigliato amici ma esci insoddisfatto perché i tuoi gusto non assomigliano neppure lontanamente ai loro. Ce ne sono altri di cui hai talmente sentito parlare che provi a vedere come sono e spesso capita che tutte le parole spese non valevano la visita. E via senza posa, di esempi potrebbero venirne fuori all’infinito.
Ci sono quei ristoranti, poi, in cui vai accompagnato da una smorfia dubbiosa in volto, alzatina di spalle e un balloon a fumetto che la dice lunga sulla tua diffidenza nei confronti del rapporto qualità prezzo nei ristoranti etichettati come pionieri di una nuova tendenza.
In effetti, nella maggior parte dei casi, si tratta di “bufale” che spacciano per novità alcune rivisitazioni di “mangiari” altrui semplicemente impiattandole destrutturate o giù di lì. Poi, però, ti capita di entrare smorfia in spalla, in luoghi in cui non sai perché ma capisci al volo che lì c’è davvero qualcosa di diverso, luoghi in cui il cambiamento si percepisce a naso. Ma non ti fai illusioni. Siedi, ordini (sempre un po’ sul chi va là), aspetti (poco, in genere. E questo dovrebbe essere il campanellino d’allarme che qui sanno fare il loro mestiere). Arriva il cibo, accompagnato da una utile e altrettanto concisa spiegazione di ciò che stai per mettere sotto i denti. Il cameriere (o chi per lui) si dilegua e tu resti di fronte al piatto, osservando e annusando un po’ timoroso. Adesso che ti sei lasciato -un tantino- illudere dal poco tempo di attesa e dalla professionalità seria e ben educata di chi ti ha servito, tempi di restare davvero deluso al momento dell’assaggio. Ma l’appetito e quel languorino latente hanno la meglio e addenti il cibo. L’occhio si sgrana e dalla glottide contratta scappa un mugolio di piacere.
È buono, no ottimo. Squisito, equilibrato e gustoso. Come un compito in classe di italiano che non ha errori ed è scritto con una calligrafia perfettamente leggibile: frasi che scorrono e sintassi senza sbavature. Insomma, una goduria per ogni senso che ti viene in mente. La cosa giusta. Giusti l’assemblaggio degli ingredienti, giusto il dosaggio del condimento, sale incluso (che non è poco), giusta la porzione (anche se la gola chiede il bis a gran voce), giusto il tempo che hai aspettato per mangiarlo e, ultimo ma non meno importante, giusto il conto finale.
Me ne vengono in mente pochi di questi Ristoranti del Benessere e del Cambiamento ma tre vorrei citarli, in ordine rigorosamente sparso.
D’O, San Pietro all’Olmo di Cornaredo (MI). La squadra del D’O e il suo capitano hanno fatto la differenza fin dal 2003, anno dell’apertura. Da dieci anni, Davide Oldani rende omaggio alla tradizione gastronomica innovandola e riproponendola secondo personali rivisitazioni frutto di anni di studi, ricerca e di una passione infinita per il cibo e le cose buone. Nobilitare le materie prime “semplici” è stato ed è il suo punto di forza, grazie al quale può permettersi di ospitare (quasi) tutti i portafogli.
Joia, Milano. Pietro Leemann è totalmente votato al cibo naturale, che lui tratta come tratta le persone: in modo gentile e pacato, amplificandone tutte le qualità, nel gusto, nei colori, nei profumi. Qui mangiar sano è sinonimo di mangiar gustoso e allegro, come recita il nome del ristorante. Nei piatti del Joia c’è gioia. E si sente. Il cambiamento è presente in tutta la filosofia del Joia e anche qui spendere poco è possibile. Basta prenotare con 2 0 3 mesi di anticipo e ti fanno il 40 o il 50% di sconto sul cibo.
Chalet Kooka, Port Sant’Elpidio (FM). Giorgio e Paola sono hannpo cambiato l’arte dell’accoglienza in riva all’Adriatico marchigiano di Porto Sant’Elpidio. Sono stati i primi a portare il vero ristorante in spiaggia, anche in questo caso a prezzi decisamente abbordabili. Soprattutto a base di pesce ma anche l’insalata con il bacon croccante e i crostini dice la sua e la dice bene. Coccolato come in Romagna, servito come nei migliori ristoranti cittadini, accolto come sanno fare le genti che hanno visto il mondo. Entri cliente ed esci amico, questo è garantito.
Ma questi sono solo tre esempi di chissà quanti altri luoghi così in Italia. Luoghi dei quali si può dire che sono “diversi”, dei quali si può dire “sono stato bene”. Il più è scoprire dove sono.