Non devo aver paura.
La paura uccide la mente.
La paura è piccola morte che porta con se l’annullamento totale.
Guarderò in faccia la mia paura, permetterò che mi calpesti e mi attraversi.
E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso.
Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla.
Soltanto io ci sarò.
È opinione comune in alcuni ambienti accademici particolarmente raffinati che l’uomo non inventi nulla. Che questa idea abbia o meno una valenza di oggettività in senso lato, trova una sua particolare inquadratura nel campo della letteratura fantascientifica, che spesso ha sfornato l’equivalente moderno delle antiche profezie.
Frank Herbert scrisse Dune nel 1965 e proseguì fino alla sua morte nel 1986, realizzando uno dei più grandi cicli di fantascienza della storia. Nel farlo, pescò a piene mani da diverse fonti filosofiche, religiose ed esoteriche.
In particolare la Litania Contro la Paura, vero e proprio mantra, rappresenta un grande esempio di come una vibrazione, nella fattispecie prodotta da parole scelte con grande consapevolezza, possa essere efficacie nell’incidere su stati psicologici ed emotivi anche profondi.
Oggi chi parla della paura lo fa quasi sempre dal punto di vista delle fobie e dei vari disturbi emotivi che affliggono l’essere umano moderno che però rappresentano solo una parte del fenomeno.
La paura è uno stato mentale, vero, è un disagio emotivo, altrettanto vero, ma non si può limitarne l’essenza ad un effetto. La paura è anche un archetipo, anche se non nel senso più stretto del termine e come tale, alcune volte, andrebbe considerata per poter poi interagire con i suoi effetti in modo ragionevole e, soprattutto, consapevole.
Se è vero che la paura è comunque un fenomeno illusorio, è anche vero infatti che la sua esistenza affonda le proprie radici in epoche remotissime, sostanzialmente contemporanee alla comparsa di quel fenomeno conosciuto come separazione.
Un’energia illusoria, per quanto tale, quando permane per un periodo sufficientemente lungo, finisce per acquisire una sua propria esistenza tangibile e la paura è qualcosa che circola da parecchio tempo.
Per questo motivo ha avuto tutti i modi di generare una grandissima quanto persistente forma-pensiero (qualcosa che potremmo anche se in modo estremamente impreciso associare al concetto di inconscio collettivo), in cui trovano origine, ad esempio, le paure ataviche come quella del buio e della morte.
Trattare una paura senza tenere presente l’esistenza della sua origine più archetipica può generare più insuccessi di quanto non si creda, in quanto si va semplicemente a spostare ma non a modificare una prospettiva di per sé malacica. Alcune paure possono essere trattate, affrontate, persino sconfitte o guarite. Altre invece no. Per quanti sforzi si produrranno, il sintomo, la manifestazione di questa energia, semplicemente cambierà strada, producendo fobie ed idiosincrasie “alternative” alle prime e obbligando paziente e terapeuta a riprendere il percorso daccapo.
Molto spesso la paura può essere affrontata come tale e privata del suo potere emotivo, nel momento in cui non le si attribuisce il potere di fermare le nostre azioni. In qualche modo è quello che fanno gli Eroi: agiscono nonostante la paura.
L’osservazione e altre tecniche “oggettivizzanti” possono essere di grande aiuto nel momento in cui la paura ci taglia le gambe ed il fiato. Ma la cosa più utile di tutte è ricordare a noi stessi che la paura uccide davvero la mente, in una sorta di piccola morte (quella della nostra capacità di stare in piedi) che per questo porta, se lasciata a se stessa, all’indefettibile conclusione dell’annullamento del nostro essere umani.
In pratica:
Uno degli utilizzi più conosciuti dei Mantra è quello della ripetizione mentale ininterrotta. Dato che la maggior parte delle paure prendono origine proprio da errate interazioni tra mente ed emotivo, questa metodica ha un’efficacia clamorosa. Un esempio è molto semplice: ripetere mentalmente, quindi senza pronunciare le parole, il mantra Om Mani Padme Hum (pronunciato “om mani peme hum”) in modo continuo. All’inizio la nostra mente farà di tutto per riprendere il comando, inducendo continuamente all’interruzione della ripetizione. Occorre non fermarsi. Dopo pochi minuti di questa semplice ripetizione mentale, la paura inizierà immediatamente ad allentare la propria morsa, il più delle volte sparendo completamente.