Il principio dell’ I Ching, forse l’oracolo più conosciuto al mondo, è in sostanza alquanto semplice: essendo l’universo un tutt’uno, anche gli eventi apparentemente casuali hanno in realtà una loro connessione con il tutto. L’interrogazione dell’oracolo avviene solitamente tramite sei lanci consecutivi di tre monete. Nel momento in cui si effettuano i lanci quindi, il risultato sarà in qualche modo una sorta di “fotografia” dell’universo in quell’istante, un’immagine del presente che fornisce la base su cui si fonda la risposta dell’oracolo.
I risultati forniti in forma di esagrammi così formatisi costituiscono la risposta dell’oracolo.
E’ interessante notare che molte persone che si accostano a questa metodica divinatoria, lo fanno, come anche in altri casi, sotto la spinta di una condizione di sofferenza, o quantomeno di disagio, da cui cercano di trovare una via d’uscita.
Molto spesso una condizione di forte sofferenza emotiva porta con sé giocoforza una certa cecità nei confronti di “ciò che deve esser fatto“: dalla risposta istintiva, non mediata dall’intelletto, a quella ragionata o distaccata, vi sono innumerevoli sfumature di inconsapevolezza o incapacità di vedere che provocano proprio il bisogno di risposte.
Ovvio che conoscere il futuro è sempre stato uno dei sogni nel cassetto di molti, ma l’uso di un oracolo come l’I Ching, strutturato per fornire risposte che vanno comunque interpretate e che, salvo rarissimi casi, non danno affatto indicazioni su “cosa fare per” quanto su “qual è la situazione attuale e come potrebbe evolvere date le premesse attuali“, non è assolutamente adattabile a richieste pratiche.
Chi si accosta all’uso dell’I Ching scopre ben presto un mondo intero di sottigliezze, di significati reconditi e di combinazioni di regole e condizioni che svelano quanto complesso sia il mondo dell’oracolo. Tuttavia l’uso di I Ching, per quanto complesso o profondo possa essere, rappresenta qualcosa di molto semplice: l’eterna ricerca dell’uomo che si viene a trovare in una condizione in cui la sua impotenza di fronte agli eventi diviene lampante.
Chiaro che a quel punto la condizione non può che essere di sofferenza. Ed è proprio questa particolare condizione ad offrire, per quanto strano possa sembrare, una terza forza per esprimersi nei termini della Via dell’Uomo Astuto, per porre quelle domande che altrimenti non sarebbero mai venute alla luce.
A volte la sofferenza è il motore indispensabile tramite cui l’uomo cerca il modo di andare al di là dei propri limiti mentre in altre condizioni è la causa che determina la resa nei confronti degli stessi.
Tutto dipende dal punto di vista.
Rispondiamo qui alla domanda posta da un lettore che chiede una lettura dell’I Ching. La domanda, esposta qui in senso generico era:
“Qual’è il comportamento migliore da tenere per il cambiamento del prossimo anno?”
Approfittiamo quindi di questa occasione per fornire un breve esempio di consultazione dell’oracolo.
Prendiamo le nostre tre monete di consultazione, assegnando ad una faccia il valore 2 ed all’altra il 3. Ad ogni lancio (sei in tutto) otteniamo un totale determinato dalla somma dei singoli valori. Ad ogni valore numerico possibile (6,7,8,9) corrisponde un tipo di linea.
6 = spezzata mobile, 7 = intera fissa, 8 = spezzata fissa, 9 = intera mobile. Per mobile si intende una linea che si traformerà nel suo opposto. Otteniamo quindi uno o due “esagrammi” composti dalle linee formatesi a seguito dei lancie delle monetine. Se nell’esagramma iniziale sono presenti linee mobili, esse generano un secondo esagramma formato dalle linee fisse del primo più quelle mobili invertite.
Nel nostro caso otteniamo: 7 (2+2+3), 8 (3+3+2), 7 (2+2+3), 8 (3+3+2), 8 (3+3+2) e infine 6 (2+2+2).
Il primo esagramma così determinato sarà quindi il seguente:
36 – Ming I L’ottenebramento della luce
Che si trasforma (a causa della linea ultima, il sei sopra) in
22 – PPI – L’avvenenza
Il primo esagramma fotografa la situazione attuale, ovvero la condizione in cui ci si trova. Il secondo invece da un’indicazione sulla probabile evoluzione futura (mutamento) dell’attuale linea degli avvenimenti.
Attenzione: la consultazione dell’I Ching non tiene conto solo del risultato esagrammatico, ma anche e soprattutto della disposizione e del rapporto tra i singoli trigrammi, ovvero i gruppi di tre linee, due per ogni segno.
In questo contesto, per brevità, daremo una versione sintetica della risposta, senza il legame con i singoli aspetti che la determinano.
Il primo esagramma ci parla di un momento in cui le condizioni sono particolarmente avverse. La luce è sprofondata nella terra e i conflitti sono piuttosto forti. In condizioni di questo tipo è consigliabile conservare all’interno la propria volontà e la propria risolutezza, in modo che gli avversari, non vedendo queste qualità, non possano mettere in campo strategie per contrastarle.
Tuttavia, il risultato più formidabile è dato dalla lettura riguardante l’ultima linea, il sei sopra:
“Non luce, bensì tenebre
Prima egli saliva al cielo,
poi precipitò negli abissi della terra”
In questo passaggio sembra enunciato il contesto biblico dell’angelo caduto, la caduta di Satana. Solo che I Ching come testo data (per quanto conosciuto) intorno al 1.500 a.C. Ma d’altronde lo stesso concetto è descritto in molti altri testi sacri.
Ad ogni modo, qui la cosa è estremamente importante in quanto enuncia il concetto di “caduta del male” ovvero di sovvertimento dello stesso dopo che ha raggiunto il suo apice. Questa particolare line ci trasporta direttamente all’esagramma successivo, 22 L’avvenenza, che invece ci parla della bellezza della forma che, seppur solo secondaria alla sostanza, risulta comunque necessaria al corretto svolgersi delle cose.
In buona sostanza abbiamo una fotografia interessante della situazione, in cui si descrive un tempo presente tenebroso, in cui il peggio sta arrivando al suo apice e in cui è meglio celare la propria decisione all’interno pur senza smettere di metterla in pratica; abbiamo anche l’enunciazione di un momento di catarsi in cui il male inteso in senso lato sembra arrivare al suo culmine per poi precipitare, e un susseguente cambiamento non dettagliato (come se ancora non fosse visibile o comunque determinato), per affrontare il quale è “consigliabile intraprendere qualcosa nelle piccole cose”.
Daniela Andrea Bellam