L’atto sessuale, questo sconosciuto. Non si tratta di eresia, ovviamente, quanto di un’affermazione basata su un dato di fatto: noi molto spesso dimentichiamo, quando addirittura non conosciamo, quanto a fondo può giungere un atto sessuale.
Se il significato della parola Yoga è “fusione”, allora quello di atto sessuale può ben essere definito unione. Unione tra due esseri umani che decidono, più o meno consapevolmente, di toccarsi più o meno in profondità.
Ci sono tanti livelli in cui possiamo entrare in contatto a livello fisico. Molti di più a livello emotivo e ancora di più a livello mentale. E ce ne sono pressoché infiniti a livello interiore.
Ogni essere umano è un mondo, un universo. Non stante a sé, bensì in rapporto con tutti gli altri universi, compreso quello macrocosmico in cui viviamo. Toccarsi può essere un atto delicato quanto lo sfioramento delle ali di una farfalla, e altrettanto superficiale, oppure giù nella scala della profondità, fino a raggiungere una completa ed univoca unità.
Da un estremo all’altro… un infinito numero di piani, di possibile unità, parzialmente realizzata oppure completamente illuminata.
Eppure, molto più spesso di quanto dovremmo poter ammettere, un atto sessuale viene visto come funzionale semplicemente ad un piacere, per quanto profondo (quando non, nei casi più beceri, alla riproduzione della specie).
Forse per questo i problemi, i disagi della sfera sessuale, sia maschile che femminile, stanno diventando sempre più numerosi ed importanti. Siamo così abituati ad un modo di vivere superficiale (ma che a noi magari appare anche profondo, ed è forse proprio lì che giace la fregatura), da non riuscire a concepire una dimensione sessuale diversa, più vera e profonda, più vicina in buona sostanza a qualcosa di vero.
Di questi problemi, quantomeno sul lato maschile, forse il più bruciante riguarda il campo delle disfunzioni erettili e, ancora di più, quello dell’eiaculazione precoce, che sembra colpire una media del 70% degli uomini al di sopra dei quarant’anni.
Eppure dovrebbe essere chiaro: solo il 30% dei casi di eiaculazione precoce ha una qualche causa organica (peraltro responsabile solo in parte del problema). Quindi, qual’è il problema? Perchè così tanti uomini non riescono a “tenere” per il tempo che ritengono più adatto? Forse il nocciolo della questione andrebbe cercato nel significato. Per il maschio, l’eiaculazione, salvo rari casi, porta infallibilmente al termine del rapporto. Per quanto breve possa essere il seguente periodo refrattario infatti, a meno di una particolare sensibilità e di specifiche condizioni, con l’eiaculazione tutto ha termine.
Ecco, osservando questo singolo fattore forse è possibile individuare una chiave di lettura di questa “condizione”: se eiaculare significa concludere l’atto, quanto gioco ha la volontà di interrompere un contatto il prima possibile? Molti uomini arrivano a vivere una chiusura talmente profonda (ed al contempo inconsapevole) verso l’universo femminile, compreso quello che indiscutibilmente alberga dentro di loro, da porre fine prima possibile, in modo ovviamente del tutto inconscio, al contatto con quell’universo.
Una chiusura è una chiusura: fino a che non la porti alla luce della consapevolezza è in grado di fare danni come qualunque altro processo non conosciuto, non visto.
Forse, considerando le cose da questo punto di vista, potrebbe essere possibile iniziare un percorso diverso, di natura interiore o quantomeno introspettiva, alla ricerca di quella perduta voglia di darsi ad un universo che, molto spesso, non attende altro che un semplice atto di volontà e fiducia per schiudere la propria incredibile bellezza.
Nel frattempo, un piccolo consiglio, una piccola “tecnica rapida”, tramite la quale potrebbe essere più facile controllare la propria eiaculazione.
E’ molto semplice: quando si sente appropinquarsi l’orgasmo, effettuare un deciso inspiro, abbastanza rapido, immaginando contemporaneamente di sentire qualcosa che sale dal perineo verso l’alto, fino ad arrivare alla bocca dello stomaco.
Il momento in cui effettuare questo semplice processo è abbastanza preciso ma, al contempo, piuttosto semplice da individuare: nell’orgasmo maschile, poco prima del climax effettivo, se si fa attenzione è possibile avvertire una sorta di “onda energetica” di marea, qualcosa come un brivido che dalla zona dell’osso sacro, tende a fluire in avanti, verso i genitali. Quello è il momento in cui effettuare il deciso inspiro di cui sopra e quella, l’onda di marea, è quella cosa che occorre visualizzare come se si dirigesse verso la bocca dello stomaco anziché verso la parete anteriore.
E’ piuttosto importante allenarsi privatamente, tipicamente durante atti di autoerotismo, non tanto per l’effettuazione della tecnica in questione, quanto per riuscire a riconoscere tempestivamente il momento in cui effettuare l’inspiro.
Come detto prima, l’efficacia è abbastanza notevole, anche se, ovviamente, non si può garantire che funzioni sempre.
Niluf Ambecemor