Come si faceva una volta. Qui c’è la doppia possibilità. È possibile postare un commento agli articoli oppure scrivere una email su un argomento e decidere di farla pubblicare in questa sezione. Poiché ne abbiamo ricevute un paio agli antipodi che hanno particolarmente colpito la nostra attenzione, da queste abbiamo preso spunto proprio per trattare l’argomento di questo mese, il cambiamento.
L’insostenibile pesantezza dell’abitudine
[…] non riesco a stabilirmi in un solo luogo, non fa per me e sento che potrei andare avanti così per tutta la vita perché detesto appiattirmi con un unico panorama per più di un tot di mesi, vedere gli stessi colleghi, frequentare gli stessi locali e ascoltare e raccontare sempre le stesse idiozie. Cambio lavoro e cambio città senza un itineriario preciso, così, solo per il desiderio di non essere più lì dove sono. Naturalmente, non ho un rapporto stabile e nemmeno amicizie stabili. Le uniche due amiche che mi hanno sopportata per anni sono sparite negli ultimi mesi. Hanno gettato la spugna anche loro, come hanno fatto i miei genitori una decina di anni fa. Mi sono rivolta a psicologi e psicoterapeuti, addirittura a uno psichiatra pensando di non essere totalmente registrata ma anche in questi casi, li ho persi di vista perché mi sono trasferita per l’ennesima volta e comunque trovo inutile raccontare i miei sogni per capire perché non riesco a stabilirmi in un posto. […] Così mi sono detta perché non provare in Rete? Ovunque io vada, anche se mi sposto, la Rete mi segue. […] Insomma, come la risolvo? Consigli? (laviky)
Risponde Lucia Morello
La fiducia che ripone nella possibilità di trovare nel WEB la risposta a un quesito come questo fa onore al suo coraggio, Laviky. Per ricominciare daccapo ogni volta, occorre una gran dose di energia, di entusiasmo e, soprattutto, occorre quello che molti di noi cercano di ottenere per una vita, nella maggior parte dei casi con scarsi risultati: il distacco. In sostanza, se non soffre a causa di questo suo desiderio di cambiare, perché… “cambiarlo”? Se ne soffrono gli altri, se ne faccia una ragione: se si fermasse solo per accontentare loro, comincerebbe a soffrire lei. Se, al contrario, è lei la prima a starne male, si stabilisca dove più si sente a casa, usando una tattica formidabile per raggirare la sua mente: cambi la disposizione dei mobili, dei quadri o delle stampe, i colori delle tende, il cibo che mangia (ormai i ristranti e i negozi che vendono cibi etnici sono ovunque). Ferma restando la sempreverde tesi che la sua casa è esattamente dove lei è. Ma questa è solo teoria. In pratica, le rigiro la domanda: perché cambiare se stiamo bene esattamente come siamo?
Immobile come uno stagno
[…] il problema è che da un paio d’anni non riesco nemmeno a pensare di potermi allontanare dai miei luoghi, dalla mia città, dalla mia compagna e dai miei genitori e gli amici, se non per le vacanze. Un disastro su tutti i fronti. Non è successo nulla di grave, nessuna perdita, nessun distacco violento. Solo ho cominciato a essere sempre presente, a rispondere sempre con un sì alle chiamate e adesso non riesco a dire no e sinceramente non credo nemmeno che vorrei. Il punto è che faccio un lavoro per cui arrivati a un certo punto è “decisamente consigliabile” (definizione del boss) fare esperienze più o meno brevi all’estero. e io non riesco a cambiare abitudini, è più forte di me. la mattina alla solita ora sveglia, corsetta, colazione con le stesse identiche cose da almeno cinque anni, auto, ufficio e telefonate di rito ma non tedio con il resto della giornata, sottolineo solo che se per caso mi in dispensa una marca di biscotti diversa dalla solita, ne faccio una questione di stato con la mia compagna che peraltro mi ha già dato l’aut aut. Qui però non si tratta di essere aiutato a cambiare abitudine, non ho nessuna intenzioune di cambiare abitudine, sto bene così. Vorrei piuttosto riuscire a rendere chi mi circonda meno ansioso di cambiare le cose. È tanto difficile da capire? (stefanop.)
Risponde Francesco Amato
Il cambiamento è insito nella natura delle cose, tutte le cose. Al mondo non vi è nulla che non cambi. Gli unici che tendono a fare eccezione a questa regola sono gli esseri umani, in due modi: tentando di opporsi oppure cercando di produrre il cambiamento negli altri (quando questi non ne vogliono sapere). Entrambi atteggiamenti a mio parere errati: la vita cambia, che a noi piaccia o no. Tentare di rimanere sempre nella stessa condizione, come nel suo caso, può anche essere efficace, ma non dura in eterno. Al suo interno le cose cambiano, così come cambiano intorno a lei. Quindi rimanere sempre uguali a se stessi è un po’ come stare seduti in una macchina ferma in autostrada: prima o poi qualcuno (metaforicamente parlando: la vita stessa) rischia di tamponarla. I risultati non sono prevedibili ma solitamente non sono gradevoli: c’è di mezzo un “botto” e il rischio di farsi male è reale. Allo stesso modo non ha molto senso obbligare qualcuno che ci sta vicino al cambiamento. Come diceva Gandhi “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi produrre nel mondo“. Quindi se la sua compagna desidera che lei cambi, potrebbe iniziare da se stessa. Al contempo, le faccio notare che anche lei è desideroso di far cambiare la sua compagna: “vorrei piuttosto rendere chi mi circonda meno ansioso di cambiare le cose“. In un rapporto di coppia occorre rispetto reciproco, non solo da una parte. Lei può chiedere alla sua compagna di essere meno insistente e, allo stesso tempo, provare ad andarle incontro in qualche modo: sarebbe un bene per entrambi.
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